La “crescita straordinaria” rivendicata dal premier Mario Draghi durante l’ultima conferenza stampa? Dipende in gran parte dal Superbonus. Questo è quanto emerso dall’ultimo report dell’Istat.
La maxi detrazione Superbonus del 110% delle spese sostenute per interventi di efficientamento energetico e antisismico è in vigore, come è noto, dal luglio 2020. Fino a quel momento il valore aggiunto delle costruzioni viaggiava introno ai 17 miliardi al trimestre. Un anno dopo superava i 19 e oggi si attesta a 21,9 miliardi.
Un progresso che nessun altro comparto ha avvicinato. Guardando alle variazioni trimestrali, il valore aggiunto del comparto è aumentato nel primo trimestre del 18,7% anno su anno e del 5,8% sul quarto trimestre 2021. Di gran lunga la crescita maggiore sia sul piano congiunturale, davanti al +4% della branca “Attività professionali, ricerca e servizi di supporto“, sia tendenziale (segue il +17,5% di “Commercio, trasporto, alloggio e ristorazione“).
L’industria in senso stretto ha dato al contrario un contributo congiunturale negativo (-0,9%) vero problema da risolvere nell’immediato.
Ma l’aspetto più interessante è che a trainare il PIL italiano sono con tutta evidenza il settore delle costruzioni, il cui valore aggiunto, cioè la differenza tra il valore dei beni finali e quello degli input produttivi, sta continuando a salire a tassi sostenuti dopo che nel 2021 ha superato i 77,1 miliardi, ben sopra i livelli pre Covid (68,1 miliardi nel 2019).
Purtroppo l’andamento del trimestre in corso e quello dell’ultima parte dell’anno, destinato già a risentire dei forti rincari energetici e delle materie prime, sarà inevitabilmente influenzato, in negativo, dal congelamento legato al blocco del mercato dei crediti, non risolto dal via libera alla cessione da parte delle banche ai propri clienti con partita Iva.
Resta infatti intatto il nodo della responsabilità solidale in capo agli istituti stessi nel caso in cui non abbiano effettuato tutti i controlli preventivi per evitare frodi.
Il risultato è che molti hanno sospeso le operazioni lasciando imprese e famiglie con il cerino in mano.
Il prossimo governo deve immediatamente risolvere la situazione liberalizzando la cessione del credito, anche a fronte di una lieve riduzione dell’aliquota di cessione che potrebbe stabilizzarsi tra il 70% per i redditi medio alti e 90% per i redditi più bassi.
Se non si pone subito rimedio la crisi economica rischia di aggravarsi entrando in una spirale da cui sarà difficile uscirne senza una Manovra di Bilancio lacrime e sangue.