14 marzo 2021 – Recovery Fund? Due magiche parole che evocano l’irripetibile occasione di riscatto per il Sud. Coerentemente con le legittime istanze dei territori, buona parte dei fondi in arrivo dovrà essere impiegato per il Mezzogiorno, cercando di ridurre il gap tra le diverse latitudini del Paese; in tal senso, condivido l’appello firmato dal presidente di Svimez Giannola che, assieme a centinaia tra economisti, docenti universitari, ricercatori e intellettuali, ha chiesto al Governo di utilizzare il Recovery Fund per promuovere lo sviluppo sostenibile, ridurre le disuguaglianze zonali e sociali, sostenere l’innovazione tecnologica e accrescere la competitività del Mezzogiorno.
Guardare al futuro, lasciandoci ispirare dal passato: così come le più grandi civiltà hanno prosperato attorno ai fiumi e al mare, anche il sud Italia può rimettersi in moto grazie a uno specchio d’acqua. Penso allo sviluppo nel Mezzogiorno di un hub logistico del Mediterraneo che metta in rete i porti di Taranto e Gioia Tauro, da raccordare con quelli di Augusta, Genova e Trieste.
Un sistema così concepito potrebbe intercettare milioni di tonnellate di merci che oggi, superato il canale di Suez, fanno rotta verso il Nord Europa o il nuovo porto marocchino Tangeri Med, in continua espansione. Un sistema che dovrà contare su infrastrutture ferroviarie potenziate, in un modus di trasporto intermodale “mare-ferro” efficiente e dal DNA green. In tal senso è indispensabile un piano di intervento che operi senza sosta, così da non depauperare le risorse europee in arrivo, come purtroppo accaduto con altri fondi comunitari.
D’altronde, il resto del mondo non sta a guardare ed esplora nuove modalità di trasporto per ridurre tempi o costi: intrigante il recente trasporto di container dal Giappone alla Gran Bretagna effettuato per la prima volta da un treno che dall’Asia è giunto in Europa attraverso la Russia, bypassando del tutto il canale di Suez.
Volgendo lo sguardo a casa nostra, si intuisce la necessità di potenziare le reti di trasporto trans-europee ‘Ten-T’, accelerando sul fronte dell’alta velocità e dell’alta capacità. È indifferibile, infatti, il completamento della dorsale adriatica nel tratto Ancona-Foggia, non compreso nell’attuale programmazione europea ma che l’Italia dovrebbe sostenere nella proposta di revisione prevista nel corso del 2021: un asse strategico anche per il trasporto merci, perché caratterizzato da basse pendenze e meno gallerie rispetto al versante tirrenico. Non meno importanti le dorsali Salerno-Palermo e Napoli-Bari-Taranto-Lecce, cruciali per sostenere il crescente traffico passeggeri e merci.
L’itinerario marittimo-ferroviario lungo il lato adriatico-ionico cucirebbe i porti del sud Italia concretizzando anche una comoda porta verso nord, in una catena intermodale integrata, efficiente e attraente per i paesi balcanici e dell’est Europa.
Purtroppo, l’assetto attuale della rete Ten-T Core nell’Italia peninsulare è servito unicamente dal corridoio Scandinavia-Mediterraneo, lasciando scoperte tre tratte del sistema infrastrutturale multimodale adriatico-ionico (Ancona-Foggia, Bari-Lecce, Paola-Taranto) dal grande peso specifico strategico e sistemico. Peccato: un corridoio adriatico-ionico maggiormente infrastrutturato consentirebbe di ripartire il traffico sulla direttrice Nord-Sud, scongiurando fenomeni di congestione in corrispondenza dei principali snodi.
Quelli citati sono tutti interventi infrastrutturali non più rinviabili, tra loro organici per una ricucitura dello Stivale: peraltro, l’alta capacità/velocità Napoli-Bari sarebbe funzionale al quadrilatero delle Zone economiche speciali dei porti di Napoli, Bari, Taranto e Gioia Tauro che, a sua volta, valorizzerebbe Irpinia, Sannio e Murge, non più relegati allo status di aree interne e marginali.
Se le generazioni future che studieranno il Covid-19 sui libri di storia leggeranno di un riscatto del Mezzogiorno grazie al Recovery Fund, la nostra classe dirigente sarà ricordata per aver fatto il suo dovere: anche perché o ci si riscatta ora o non ci si riscatta più.
Gianluca Rospi
No comments