Dopo decenni di “Altra” Velocità, è arrivato il momento dell’Alta Velocità anche per il Salento
06 maggio 2021 – Il Salento e l’Alta Velocità, un matrimonio che stando al PNRR proprio non s’ha da fare. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, infatti, si prefigura soltanto “l’estensione dell’Alta Velocità al Sud, lungo la direttrice Napoli-Bari che viene conclusa, e la massima velocizzazione della Salerno-Reggio Calabria, ottimizzando gli interventi. Infine, si velocizzerà anche il collegamento diagonale da Salerno a Taranto e la linea Palermo-Catania-Messina”. Entro il 2023, ad ogni modo, scatterà il primo collegamento diretto tra Napoli e Bari “con successiva estensione dell’itinerario fino a Lecce e Taranto”; briciole, che non saziano la fame di progresso non solo del Salento, ma dell’intero Mezzogiorno.
Il solco per il rilancio del Sud non può che essere “ferrato” e adriatico. Stando a una stima calcolata da RFI in uno studio del 2007, il costo medio italiano (riferito a opere completate) di un chilometro di Alta Velocità è di 32 milioni di euro, molto più elevato sia del chilometro francese (10mln di euro) che di quello spagnolo (9mln di euro). Perciò, per collegare Ancona a Foggia e Bari a Lecce sarebbero necessari, per gli oltre 470 chilometri da coprire, circa 15 miliardi di euro secondo la media italiana. Una cifra che può apparire mastodontica, ma assolutamente congrua nell’ottica degli oltre 200 miliardi messi a disposizione del PNRR a cui si aggiungeranno sicuramente circa 20 miliardi della prossima programmazione di fondi strutturali europei; un’Alta Velocità sino a Lecce contribuirebbe a rafforzare la credibilità dell’Italia di domani, nella quale sono fondamentali infrastrutture all’avanguardia, attorno alle quali far crescere servizi e territori. D’altronde, tra Bari e Foggia l’AV è contemplata nell’upgrade della linea con Napoli e, quindi, un primo importante tassello è stato già posato.
Assieme all’area metropolitana salentina, crescerebbe tutta la dorsale est italiana. Infatti, con l’AV fino alla capitale del Barocco, si potrebbero mettere a sistema i porti di Brindisi, Bari, Ancona, Trieste e anche Taranto, quest’ultimo strategicamente inestimabile per il traffico merci dal Mediterraneo verso Cina e India. Occorre adattarsi ai nuovi standard richiesti dallo shipping internazionale e della logistica, che vanno oltre il mero trasporto marittimo, in quanto coinvolgono in modo rilevante anche tutta l’area retroportuale. Per farlo, è necessario spingere sul fronte dei “Nodi Intermodali” delle “Reti Ten-T” di trasporto transeuropeo: è, dunque, imperdibile l’opportunità di collegare approdi marittimi, ferroviari e aerei, in un’interconnessione dal DNA green, integrato ed europeo.
Pensando al completamento della Napoli-Bari e dell’Adriatica sarà più semplice fare la spola tra il versante tirrenico e quello adriatico. Se ragioniamo sul triangolo immaginario tra Lecce, Brindisi e il capoluogo ionico, concentrato in un nuovo modello trasportistico e proiettato verso Campania e Lazio, parliamo di una macroregione da circa 13 milioni di abitanti, equivalente a oltre il 20% di tutta la popolazione del nostro Paese. Così, daremmo anche la possibilità al territorio interno di ripopolarsi, quasi fosse una grande metropolitana della Magna Grecia.
A proposito della storia, sarebbero enormi le ricadute positive sul turismo grazie all’arrivo dell’AV. Il Salento paga l’atavica mancanza della rete autostradale, che in quella direttrice si arresta al casello di Massafra, in provincia di Taranto, a oltre cento chilometri da Lecce. È politicamente miope, oltre che ingiusto per i cittadini interessati, non garantire nel Mezzogiorno la stessa fruizione del treno permessa dal Conero in su.
Il mondo corre, e non possiamo più permetterci di essere fuori tempo. “Lento” va bene solo nella parola Salento: dopo decenni di “Altra” Velocità, è arrivato il momento dell’Alta Velocità.
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