Bari molto migliorata ma il bello deve ancora venire

Se nel 2019 gli esperti di Lonely Planet hanno inserito Bari come quinta tra le migliori destinazioni europee e prima in Italia, qualche motivo ci sarà. A mio avviso uno su tutti: avranno notato quanto la città di San Nicola sia cambiata. Pur non essendovi nato, ho vissuto la città prima da studente, poi da ricercatore al Politecnico, quindi da ingegnere e adesso da deputato, notando importanti cambiamenti a livello urbanistico che ne hanno segnato la recente storia.

Dalla profonda riqualificazione del borgo antico a quella del waterfront di San Girolamo fino allo sviluppo del quartiere Poggiofranco, la città appare decisamente più bella e attrattiva di un tempo. E il bello deve ancora venire: l’avvio dell’iter volto alla realizzazione del ‘Parco della Giustizia’ nell’area di due caserme dismesse della città fa ben sperare. Cinque anni per realizzare l’intero polo, così come auspicato dal presidente degli avvocati baresi Stefanì nel suo onirico intervento, sono troppo pochi? No, non è così. È il tempo giusto per una realizzazione del genere se la burocrazia in Italia non fosse così pervasiva e sfibrante. Se si è riusciti a costruire il ponte di Genova in due anni, sono convinto che, tecnicamente, non ne occorrano più di cinque per realizzare una cittadella della Giustizia. Basta volerlo. Vedremo se, alla fine, sarà la buona volontà o la burocrazia a vincere.

Ad ogni modo è apprezzabile il lavoro sulla pianificazione territoriale fin qui svolto dal sindaco di Bari, in grado di contemperare le istanze di chi auspica un ampio sviluppo urbanistico della città con quelle favorevoli solo al ‘riuso’ e alla ‘sostituzione’. In mezzo alle due visioni ci sono quelle della rigenerazione urbana, del ‘rammendo’ e del recupero ecosostenibile del patrimonio edilizio, anche attraverso il cambio di destinazione d’uso di edifici preesistenti; nel solco di una mia proposta di legge che spero possa essere presto convertita in legge dello Stato.

Rigenerazione che ben si presterebbe in quel lavoro in atto di valorizzazione dell’intero lungomare cittadino, da nord a sud, con interventi di ricucitura urbana per quelle aree che appaiono ancora slegate dalla città. Sarebbe bello concentrarsi nell’ascolto dei luoghi e delle esigenze dei cittadini per provvedere ai “rammendi” più opportuni, anche in chiave socioeconomica, delle periferie.

Visto che nel dibattito in corso il sogno è ben accetto, intravedo nella costa sud di Bari un parco costiero al servizio della città e un’edilizia residenziale perfettamente integrata nell’ambiente circostante, fatto anche di mobilità sostenibile, servizi di prossimità, spazi pubblici e spiagge. Con lo spostamento del binario, barriera tra i quartieri di Madonnella e Japigia, oltre ostacolo nell’accesso al mare, immagino che la zona retrostante la costa possa essere dedicata a nuove funzioni, anche e soprattutto con interventi di natura privata.

Un paradigma analogo è ipotizzabile anche per il quartiere S. Girolamo-Fesca; il waterfront di recente realizzazione è, sicuramente, un tassello importante del mosaico che prevede la rigenerazione del paesaggio costiero di quel quartiere. Bello sarebbe rivitalizzare le aree demaniali sottoutilizzate, così da renderle luoghi per il tempo libero, lo sport, la balneazione e la socialità.

Come accaduto tante volte nella storia, il mare potrebbe rappresentare un enorme valore aggiunto per la città, magari con la creazione di un nuovo trasporto urbano sull’acqua, in grado di collegare Torre a Mare, il molo di S. Nicola, il terminal crociere, Palese e S. Spirito. Oltre che alleggerire la mobilità urbana, l’idrovia affascinerebbe i già corposi flussi turistici, sicuramente attratti da un nuovo servizio sulle onde dal sapore mitteleuropeo. Stop ai sogni. Mettiamoci al lavoro.

On. Gianluca Rospi
Presidente ‘Popolo Protagonista’ e autore del ‘Decreto Genova’

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